Armata di ombrellino, cartina, giacca col cappuccio, biglietto della metro e
biglietto del tram (che emozione, il tram!).
Ed eccomi a Milano, per sistemare una
pratica in un ufficio pubblico, uno di quelli immensi, un labirinto di corridoi
e stanze numerate a caso che sai quando entri ma non sai se ne uscirai mai.
Tranquillizzo subito i miei due lettori:
sono qui a scrivere, quindi vuol dire che ne sono uscita.
Mi presento allo sportellino
informazioni con la mail dell’appuntamento: “Buongiorno, devo andare allo
sportello 17/bis”
Omino delle informazioni: “Lo vedi quel
corridoio? Ecco, lo imbocchi, poi vai a destra poi c’è una macchinetta del
caffè. Dopo il caffè trovi la stanza 17/bis”
Iena: “Facilissimo”
Cammina cammina cammina, di corridoio ce
ne sono tre, piglio quello in mezzo, cammina cammina cammina… stanza 105,
stanza 1327, stanza 10 ter, ufficio A/B/C/D, gente che corre, gente che parla,
fuori la tempesta.. macchinette del caffè a mazzi… boh?
Torno dall’omino delle informazioni.
Iena: “scusi non ho mica capito..”
Omino: “Se non muoio oggi, vivrò per
sempre” (anche questa non l’ho capita). Mi piglia per un orecchio e mi trascina
all’inizio di un corridoio. “Lo vedi quella macchinetta del caffè? Ecco, la
stanza subito dopo è la TUA !”
Caffè. Stanza subito dopo. Facilissimo.
Mi avvicino alla porta totalmente
anonima. L’unica in tutto l’edificio senza numerino sopra. Busso. Niente. Tento
di aprire. Chiusa. Aspetto.
Aspetto. Aspetto. Aspetto.
Arriva una tipa con la chiave e apre. Mi
avvento su di lei.
Iena: “Scusi scusi scusi, io ho un
appuntamento alle 11 in
questa stanza, sa dirmi quando arriva il funzionario?”
Tipa: “E’ proprio sicura che sia questa
la stanza?”
Iena: “Ceeerrrttooo, me l’ha indicata l’omino
delle informazioni!”
Tipa: “Guardi che questo è il bagno dei
dipendenti”
mmm... non so perchè ma me lo sentivo!! :-D
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